Quando si seguono le notizie al TG, molte delle notizie economiche riguardano la quotazione in Borsa delle società. Si analizzano i titoli e il loro andamento in Borsa, sia in Italia che sulle più importanti borse mondiali. Nel panorama economico italiano, molte delle realtà imprenditoriali più solide e famose non sono presenti in Borsa.
In un’epoca in cui l’accesso ai mercati finanziari è sempre più semplice e digitale, può sorprendere sapere che alcuni tra i marchi più noti restano volutamente fuori dal listino. La scelta di aderire alla Borsa per una società non è così scontata. Ci sono infatti società molto capitalizzate che hanno deciso di non quotarsi in Borsa.
Perché un’azienda decide di quotarsi in Borsa e perché decide di non farlo? Scopriamolo insieme in questo articolo. Insieme a 3 grandi realtà italiane che hanno deciso di non farlo.
Vantaggi della quotazione in Borsa
La motivazione principale che spinge un’azienda a quotarsi in Borsa è il bisogno di liquidità. L’aumento di capitale spesso serve a finanziare la propria attività o nuovi, ambiziosi progetti.
La quotazione in borsa permette alle aziende di avere capitali a disposizione senza dover rendere conto alle banche, evitando quindi di pagare alti interessi.
Con la quotazione in borsa si permette a nuovi investitori ed azionisti di acquisire azioni dell’azienda, diventando soci a tutti gli effetti. La quotazione in borsa può anche rappresentare una vetrina per l’azienda, che può avere buoni riscontri in termini di visibilità e pubblicità.
Dal punto di vista dell’investitore, acquistare le azioni di una società permette di veder aumentare il valore delle proprie azioni, all’aumentare degli utili della società.
Svantaggi della quotazione in Borsa
In caso contrario, quindi se l’azienda non dovesse riuscire ad aumentare gli utili, gli investitori vedranno le proprie azioni diminuire di valore.
Questo è probabilmente lo svantaggio principale: le aspettative degli investitori quando si è di fronte ad una IPO sono alte. Le decisioni prese dal CDA saranno sempre sotto i riflettori.
In aggiunta, l’azienda dovrà espletare degli obblighi informativi, per aggiornare gli azionisti sui bilanci e sulle decisioni principali.
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6 Importanti società italiane non quotate in Borsa
Forse perché non ne sentono il bisogno o perché preferiscono essere indipendenti, alcune note aziende italiane non ci pensano proprio a quotarsi in Borsa. Vediamo quali sono!
1. Ferrero
Fondata nel dopoguerra dalla famiglia Ferrero, questa azienda italiana opera nel mercato alimentare.
Essendo un gruppo solido, e godendo di un’ottima reputazione, in molti si chiedono come poter investire su Ferrero. Di fatto, attualmente non è possibile acquistare azioni Ferrero.
La società ha sede a Lussemburgo e non sembra avere necessità di raccogliere nuovi capitali quotandosi in Borsa.
Nel corso degli anni, grazie alle oculate scelte in termini di espansione, distribuzione e diversificazione, i dirigenti di Ferrero non hanno avuto alcun bisogno di rivolgersi ai mercati finanziari.
2. Barilla
Multinazionale famosa in Italia e nel mondo, Barilla è leader nel settore alimentare. Fondata nel 1877 a Parma, oggi conta quasi 10 mila dipendenti in tutto il mondo.
La famiglia Barilla è alla guida dell’azienda e ne detiene ancora le quote di maggioranza, Alla guida dell’azienda c’è la famiglia Barilla che, dopo una breve parentesi negli anni 70, detiene ancora le quote di maggioranza.
Oggi possiede stabilimenti e marche in tutto il mondo, dal Regno Unito al Canada.
L’attuale presidente Guido Barilla in un’intervista ha dichiarato: “La quotazione in Borsa non ci interessa, cresciamo con i nostri mezzi”.
3. Lavazza
Azienda italiana fondata a Torino da Luigi Lavazza nel 1895, Lavazza opera nel settore del caffè. Oggi è presente in circa 90 Paesi e conta più di 3 mila dipendenti.
Al momento, Lavazza non ha intenzione di quotarsi in borsa, ma continua ad acquisire nuove società crescendo in questo modo utilizzando esclusivamente risorse interne.
4. GranarolO
Società cooperativa con una struttura azionaria composita, aggiornata al 2024, Granarolo è una realtà fortemente radicata sul territorio nazionale. Non è quotata, ma pubblica regolarmente i suoi bilanci e adotta un modello industriale trasparente.
5. ASTM (NON Più quotata)
Un caso interessante è ASTM. Attiva nel settore delle infrastrutture autostradali, è stata quotata in Borsa fino al 2021, quando la famiglia Gavio (tramite Nuova Argo Finanziaria) ha effettuato un’OPA per il delisting. Oggi è una società privata a tutti gli effetti.
6. Società partecipate da TIP (Tamburi Investment Partners)
TIP investe in numerose aziende italiane private, molte delle quali sono leader nei loro settori: AlpitourWorld, Eataly, Apoteca Natura, Engineering.
Queste aziende, pur non essendo quotate, ricevono capitali da investitori professionali e seguono criteri di governance simili a quelli delle società pubbliche.
società ITALIANE non quotate: Aspetti tecnici
- Trasferibilità delle quote. Nelle società non quotate, specialmente se SpA o Srl, la compravendita delle quote non è automatica o pubblica. Spesso sono previste clausole di prelazione, diritti di gradimento o altre restrizioni che tutelano l’assetto societario esistente.
- Valutazione del valore. Senza un mercato ufficiale, il valore delle azioni viene determinato tramite:
- Perizie esterne (es. Deloitte, EY, KPMG).
- Metodi interni, come la valutazione del patrimonio netto, multipli di EBITDA o discounted cash flow.
- In alcuni casi, per startup e scale-up, si adottano criteri simili al metodo 409A usato negli USA.
- Difficoltà nella liquidità. Gli investitori in società non quotate devono tenere conto della scarsa liquidità delle quote, che possono rimanere immobilizzate per anni, salvo eventi straordinari (fusioni, acquisizioni, delisting inversi, ecc.).
- Trasparenza volontaria (il caso delle “non quotate virtuose”). Alcune società non quotate scelgono comunque di adottare standard di trasparenza elevati: bilanci pubblici, sostenibilità ambientale, governance condivisa. Lo fanno per attrarre partner, clienti internazionali, investitori istituzionali o anche per prepararsi a una futura IPO. È il caso di molte aziende nel portafoglio TIP o cooperative strutturate come Granarolo.
Le società italiane non quotate rappresentano una parte vitale del tessuto economico nazionale. Sono spesso più agili, meno esposte ai cicli borsistici e legate a una visione di lungo termine. Comprenderne il funzionamento è fondamentale per chi vuole investire nel capitale privato, lavorare in contesti industriali solidi o semplicemente conoscere meglio la struttura dell’economia italiana.
Borsa Italiana semplifica le procedure
Qualcosa sta cambiando in Borsa Italiana. Il 23 settembre 2022 tramite un Comunicato Stampa infatti, sono state annunciate alcune semplificazioni delle regole di quotazione.
Tali semplificazioni, che allineano il processo di quotazione agli standard europei e mondiali, dovrebbero avvantaggiare le società che desiderano ottenere capitali quotandosi su Euronext Milan.
In particolare le semplificazioni riguardano:
- gli obblighi di documentazione in capo alle società che si preparano a quotarsi;
- le competenze di Borsa Italiana in materia di ammissione delle società;
- le responsabilità dello Sponsor.
Il fine ultimo è quello di abbreviare i tempi di entrata a mercato per le società interessate a quotarsi semplificando la burocrazia della pratica. Queste novità convinceranno nuove aziende a quotarsi?
Le aziende di cui abbiamo parlato non sono quotate, ma ce ne sono molte altre che invece hanno deciso di farlo,
su cui è possibile investire.
Articolo originale del 14 ottobre 2022, aggiornato il 01 settembre 2025