vendita di Opzioni: OBBLIGHI o diritti?
Solitamente quando si vendono opzioni si lavora in modo non direzionale. Ciò significa che non sappiamo esattamente dove potrebbe andare il mercato, ma ci siamo fatti un’idea di dove potrebbe non andare. Da questa intuizione vogliamo trarre profitto.
È bene sapere però che se a scadenza il titolo dovesse effettivamente arrivare là dove avevamo previsto che non sarebbe arrivato, possono esserci obblighi nei confronti di chi l’opzione ce l’ha comprata.
Ecco un esempio pratico:
- Decidiamo di vendere un’opzione su Apple ad un livello di 100$ con scadenza a 3 mesi.
- Passati i tre mesi, il titolo di Apple è a 100$, e scende ancora di più fino a 70$.
- A questo punto subentrano i nostri obblighi. Ci verranno assegnate 100 azioni di Apple a 100$ anche se in questo momento il prezzo è a 70$.
Di conseguenza, la nostra perdita sarà uguale alla differenza tra i due valori moltiplicato per 100, meno il premio incassato.
Si tratta ovviamente di situazioni in cui è meglio evitare di trovarsi, in quanto, oltre a soffrire una perdita provvisoria anche importante, ci troveremmo per davvero in balia dei mercati finanziari.
Saper accettare le perdite in questo caso è fondamentale, in quanto ci permetterà di chiudere la posizione in sofferenza e di evitare ulteriori e possibili perdite, sperando in un recupero che potrebbe non arrivare mai.
DEFINIZIONI DI SHORT CALL E SHORT PUT
Una short call dà l’obbligo di vendere il sottostante entro una data stabilita ad un prezzo stabilito.
Quando si vende un’opzione di tipo call siamo non rialzisti. Questo perché vendendo call non ci importa che il titolo scenda. L’importante in questo scenario è che non salga arrivando allo strike venduto.
Una short put dà l’obbligo, invece, di acquistare il sottostante entro una data stabilita ad un prezzo stabilito. In questo caso, quando vendiamo un’opzione di tipo put si dice che siamo non ribassisti.
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