S&P 500 ai massimi: rialzo solido o bolla silenziosa? Scopriamolo insieme in questo articolo del nostro analista Paolo Zambarbieri.
La scorsa settimana l’S&P 500 ha chiuso a un nuovo massimo storico, con un rialzo del 3,48% che ha portato il guadagno da inizio anno al 5,65%.
Questo rally è stato alimentato da un mix di fattori positivi: l’allentamento delle tensioni geopolitiche, dati economici resilienti e crescenti aspettative di tagli dei tassi d’interesse da parte delle banche centrali.
Il mercato nelle mani di pochi
Secondo gli analisti, alla base di questa crescita c’è la fiducia che l’amministrazione americana “non farà nulla per danneggiare materialmente l’economia”, nonostante persistono minacce di dazi e retorica aggressiva.
L’approccio del Presidente Trump, seppur volatile, viene percepito come una strategia di negoziazione che evita impatti economici reali.
Un altro elemento che ha sostenuto il mercato è stata la scomparsa della paura di una stagflazione, grazie al raffreddamento dei prezzi immobiliari ed energetici che bilanciano la pressione inflazionistica.
Dati macro come i PMI flash di giugno hanno inoltre confermato una crescita solida, superando le attese degli analisti. Le azioni tecnologiche hanno ancora una volta giocato un ruolo chiave, con l’entusiasmo per l’intelligenza artificiale che continua a spingere i titoli del settore e a guidare i guadagni dell’intero mercato.
Le valutazioni, sebbene elevate sugli utili del 2025, diventano più ragionevoli se si guarda alle stime per il 2026: basandosi su questi dati, l’S&P 500 si scambia a circa 20,8 volte gli utili, un livello sostenibile secondo gli analisti.
Tuttavia, dietro la festa dei nuovi massimi si nasconde una realtà meno brillante. Solo 22 titoli su 500 hanno raggiunto i nuovi picchi, la partecipazione più bassa registrata in 35 anni per un breakout dell’S&P 500.
In passato, durante rally simili, il numero di titoli coinvolti era più che doppio. Questo indica che la salita è trainata da pochi colossi, in particolare grandi nomi della tecnologia e dell’AI, come Nvidia, Apple, Microsoft, Amazon, Alphabet, Meta e Tesla, che da soli rappresentano circa il 38% della capitalizzazione dell’indice e oltre il 30% degli utili.
Questa concentrazione fa sì che l’intero mercato dipenda dal successo di pochi giganti: un passo falso da parte di uno di loro potrebbe avere ripercussioni profonde e rapide sull’intero indice.
S&P 500: Le ragioni del rialzo
Il rally può essere spiegato da più fattori combinati:
- Politiche monetarie espansive: nel primo semestre del 2025 si sono registrati 64 tagli dei tassi d’interesse a livello globale, il ritmo più veloce dagli anni della crisi finanziaria del 2008-2009. Si attende che anche la Federal Reserve si allinei a questa tendenza.
- Aspettative politiche: la prospettiva che l’amministrazione Trump possa nominare un presidente della Fed più incline a politiche accomodanti ha aumentato la propensione al rischio.
- Afflussi di capitali: solo nel primo semestre del 2025, negli Stati Uniti sono entrati 325 miliardi di dollari nei mercati azionari, a cui si aggiungono ingenti somme in liquidità, oro e persino criptovalute.
S&P 500 ai massimi: Una “bolla” silenziosa?
Non mancano però i rischi. Le tensioni geopolitiche, dalla guerra in Medio Oriente alle crisi interne alla NATO, fino alle minacce di nuovi dazi, sono fattori che in altri momenti avrebbero fatto tremare i mercati.
Oggi, però, la liquidità abbondante sembra creare una sorta di immunità apparente, che però potrebbe non durare a lungo. Gli indicatori tecnici mostrano segnali di surriscaldamento: l’S&P 500 e il Nasdaq viaggiano con un RSI superiore a 70, livello che storicamente segnala condizioni di ipercomprato e possibili correzioni.
In questo scenario delicato, è fondamentale osservare alcuni segnali chiave per capire se il rally potrà proseguire:
- Ampiezza del mercato: aumenterà il numero di titoli partecipanti al rialzo o resterà limitato a pochi nomi?
- Performance dei leader: un passo falso delle “magnifiche 7” potrebbe innescare vendite a cascata.
- Eventi esterni: shock geopolitici o dati macroeconomici deludenti (inflazione, occupazione, PMI sotto 50) potrebbero rompere l’equilibrio fragile.
Il rally dell’S&P 500 è reale e supportato da elementi concreti, ma è anche concentrato, emotivo e vulnerabile. In questa fase di mercato, più che inseguire massimi rendimenti, potrebbe essere più prudente puntare sulla gestione del rischio, la diversificazione e un’attenta lettura dei segnali di mercato.
Quando un rally corre troppo velocemente su gambe troppo sottili, la discesa può essere altrettanto rapida quanto la salita.
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Autore: Paolo Zambarbieri